BIOSTIMOLANTI

I Biostimolanti trovano attualmente applicazione soprattutto nel comparto orticolo, in quanto caratterizzato da variabilità ambientale, dinamicità della produzione, numerosità di cicli colturali ed eterogeneità di produzione. L’attività è poi abbastanza remunerativa e caratterizzata da diversificazione della produzione. D’altro canto, vi sono problematiche quali la bassa efficienza d’uso dei nutrienti e vincoli normativi per la fertilizzazione, la dimensione aziendale ridotta, le esigenze colturali diverse e la variabilità di sistemi di produttivi e spesso anche la dipendenza dall’irrigazione.

Il consumatore è poi sempre più attento alla qualità del prodotto; i sistemi colturali si stanno orientando sempre di più verso la ottimizzazione delle risorse, dal consumo di acqua, ai nutrienti e i fitofarmaci con l’obiettivo di migliorare la produzione e ridurre l’impatto ambientale.

I biostimolanti sono prodotti derivati da sostanze naturali da cui vengono ottenuti materiali organici quali amminoacidi, peptidi, vitamine, acidi umici, estratti di alghe, elementi minerali e tracce di ormoni (è proibita l’aggiunta di ormoni di sintesi). Questi prodotti inducono resistenza a stress abiotici, aumentano l’efficienza d’uso degli elementi minerali, e in alcuni casi, determinano risposte ormone-simili.

Possono avere effetti sia sulla pianta che sul terreno. I biostimolanti dei vegetali contengono una o più sostanze e/o microrganismi che vengono applicati alle piante o alla rizosfera  con la cui funzione  stimolare i processi naturali per migliorare/favorire l’assorbimento dei nutrienti, l’efficienza dei nutrienti, tollerare gli stress abiotico e migliorare la qualità delle colture.

Oltre alle sostanze citate, possono anche essere costituiti da microrganismi ( quali batteri , microalghe e cianobatteri), che vengono applicati a piante, semi, suolo o altri terreni di coltura per migliorare la capacità della pianta di assimilare i nutrienti applicati o fornire benefici allo sviluppo delle piante.

I biostimolanti non essendo “sostanze nutritive” delle piante non è necessario presentare alcuna richiesta o garanzia di nutrienti “classici” .

Il Regolamento 2019/1009
Secondo Il Nuovo Regolamento europeo sui fertilizzanti (Reg. (UE) 2019/1009), per quanto attiene nello specifico ai biostimolanti delle piante (o anche solo biostimolanti), definisce gli aspetti relativi alla tipologia (sostanze/o microrganismi), la funzione (stimolare l’efficienza degli elementi nutritivi-nutrienti- e/o la loro disponibilità nel suolo o nella rizosfera, la tolleranza agli stress abiotici e/o la qualità della coltura), il campo di  applicazione (le piante o la rizosfera) e ribadisce che tali effetti sono indipendenti dal contenuto di nutrienti.

Secondo l’attuale inquadramento normativo in ltalia
I biostimolanti per uso agricolo rientrano nella categoria merceologica dei “fertilizzanti” e sono normati dal Decreto Legislativo 29 aprile 2010 n. 75 (D.Lgs. 75/2010). I biostimolanti, ai sensi del D.Lgs. 75/2010, fanno parte della categoria dei “prodotti ad azione specifica”, definiti come “i prodotti che apportano ad un altro fertilizzante, o al suolo o alla pianta, sostanze che favoriscono o regolano l’assorbimento degli elementi nutritivi o correggono determinate anomalie di tipo fisiologico, i cui tipi e caratteristiche sono riportati nel’allegato 6” (D.Lgs. 75/2010).

I Corroboranti: sono I prodotti biologicamente attivi non classificabili come “biostimolanti per le piante” né ai sensi del nuovo Regolamento fertilizzanti (UE) 2019/1009 e neppure ai sensi del D. Lgs.75/2010. Con il termine “Corroborante” si fa riferimento a un prodotto di origine naturale che migliora la tolleranza delle piante contro le avversità.

Esempi: propoli, polvere di roccia, bicarbonato di sodio, gel di silice, preparati biodinamici
Induttori di resistenza: Si tratta di prodotti borderline con fitoregolatori e prodotti fitosanitari che non rientrano nelle normative sui fertilizzanti. Ai prodotti così classificati fondamentalmente sono attribuite azioni di resistenza indotta localizzata o di resistenza sistemica acquisita (SAR). Vi sarebbero composti, somministrati alla parte aerea, scatenerebbero nella pianta meccanismi biochimici in grado di conferire a questa una sorta di maggiore tolleranza, se non propriamente resistenze a determinati agenti fitopatogeni, ad esempio acido salicilico.

Oggi ai è ancora spesso difficoltà nell’attribuire l’effetto biologico dei Biostimolanti, ma la ricerca è in notevole crescita negli ultimi anni; varie ricerche hanno dimostrato effetti quali migliorare la salute e la qualità delle piante, aumentare il contenuto di clorofilla e di metaboliti secondari, aumentare l’efficienza nell’uso dei nutrienti, aumentare l’assimilazione dei nitrati, e migliorare i meccanismi di difesa contro gli stress biotici e abiotici. Le azioni dei biostimolanti: questi prodotti si è visto che hanno vari effetti quali anche aumentare la germinazione; aumentare la tolleranza e il recupero dagli stress abiotici (sale, acqua, calore, metalli pesanti), aspetti che hanno assunto un’importanza maggiore a causa del cambiamento climatico.

     


     

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