giovedì, Novembre 21, 2024

 

Notiziario di

Conversione all’Agricoltura Biologica

PERCHÉ BIOLOGICO?

Vi sono diverse considerazioni nell’argomentazione a favore del passaggio all’agricoltura biologica. Dal punto di vista ambientale, l’agricoltura biologica promuove la vita nel suolo evitando l’uso di sostanze chimiche tossiche che possono accumularsi nel suolo, nell’acqua, nel cibo e nelle persone. L’agricoltura non biologica si basa sulla diminuzione delle risorse del suolo e sull’uso di combustibili fossili, mentre gli agricoltori biologici costruiscono la propria fertilità all’interno del proprio agro ecosistema, non basandosi quindi su input esterni; la fertilità biologica viene quindi mantenuta e anche migliorata nel tempo.

OSTACOLI ALLA CONVERSIONE

Fra gli ostacoli nel passaggio al biologico da parte degli agricoltori ricordiamo gli alti costi manageriali e i rischi del passaggio a un nuovo modo di coltivare, una limitata consapevolezza dei sistemi di agricoltura biologica, la mancanza di marketing e infrastrutture necessarie. La riduzione iniziale delle rese durante il processo di transizione, poiché il suolo si riprende dalla gestione precedente, può anche essere un disincentivo alla transizione all’agricoltura biologica.

Tuttavia sempre più produttori stanno abbracciando l’agricoltura biologica al fine proprio di ridurre i costi degli input, conservare le risorse non rinnovabili, conquistare mercati di alto valore e quindi aumentare il reddito.

Anche a detta degli agricoltori che sono passati al biologico, è però necessario guardare all’azienda agricola nel suo complesso. Nelle aziende spesso le tre sfide più grandi sono le infestanti, gli insetti e la fertilità. Riferisce però un agricoltore associato: “grazie al nostro passaggio al biologico, ho visto una salute migliore nel nostro suolo per questo, e la fattoria ha un migliore equilibrio”.

Suddividendo il processo in passaggi gestibili, la transizione dalla gestione non bio a una gestione biologica si rivela redditizia e gratificante. Molti agricoltori che hanno compiuto questa transizione ci hanno detto che le loro pratiche di gestione biologica hanno portato un nuovo senso di divertimento e soddisfazione al loro lavoro e alla loro vita nel suo complesso

UNA BREVE STORIA

Prima della metà del XX secolo, l’agricoltura era generalmente di dimensioni più piccole ed era in gran parte basata su metodi biologici. Gli agricoltori e i giardinieri utilizzati coprono colture, concimi animali, “concimi verdi” e altri mezzi naturali per gestire la fertilità del suolo, limitando così anche gli effetti di parassiti e malattie sulle loro colture incoraggiando un ecosistema sano ed equilibrato.

Dalla seconda guerra mondiale al conflitto in Vietnam, i produttori chimici produssero un surplus di agenti nervini chimici, nitrato di ammonio (usato negli esplosivi) e vari defolianti che presto divennero i pesticidi, i fertilizzanti e gli erbicidi della Rivoluzione Verde.

La pubblicazione di Silent Spring di Rachel Carson nel 1962 ha stimolato il risveglio ambientale degli anni ‘70 che ha dato origine ai primi sforzi agricoli sostenibili. Questi, a loro volta, si sono evoluti nell’agricoltura biologica e nei movimenti alimentari di oggi. Ora l’agricoltura con sostanze chimiche viene sempre di più messa in discussione, mentre la gente inizia a rendersi conto che – per dare un tocco alla terza legge del moto di Newton – ciò che entra deve uscire, da qualche parte e qualche volta.

BIO PIONIERISTICO

Già a partire dagli anni ‘50-‘60 J.I. Rodale, Rudolf Steiner, Sir Albert Howard e Lady Eve Balfour ed in Italia il nostro Draghetti hanno iniziato a parlare di “biologico”. Essi credevano che un suolo sano fosse la chiave per una corretta alimentazione e salute umana. Ora, nel 21° secolo, la scienza moderna sta dimostrando che avevano ragione.

L’agricoltura biologica: un sistema complessivo
Varie ricerche dimostrano (Ricerca DOC del FIBL Svizzero, Rodale negli USA) che la produttività agricola può essere valorizzata giudiziosamente attraverso metodi di miglioramento del suolo collaudati ed ecologicamente solidi senza ricorrere a pesticidi sintetici e fertilizzanti chimici.

L’agricoltura biologica considera l’Azienda agricola come un ecosistema completo, completamente integrato e autosufficiente, che include anche il fattore umano, con l’obiettivo finale di ridurre al minimo o eliminare costosi input esterni. Mentre alcuni fertilizzanti – e anche alcuni pesticidi ed erbicidi presenti in natura – possono essere consentiti in alcuni casi nella produzione biologica, è molto più economico costruire fertilità e resistenza ai parassiti e alle malattie nel sistema agricolo aziendale stesso tramite il metodo di gestione biologico.

I capisaldi del Metodo sono:

  • Costruire la fertilità apportando materia organica come compost, residui colturali e letame animale al suolo e alternando le colture da reddito con “colture miglioratrici” (leguminose da reddito) e con colture di copertura che migliorano la composizione biologica, chimica e fisica del suolo
  • Gestire i parassiti e malattie aumentando la diversità delle specie nell’Azienda Agricola
  • Uso minimo di input esterni ovvero da fuori azienda
  • Esclusione di pesticidi e fertilizzanti sintetici, nonché ormoni della crescita, organismi geneticamente modificati e antibiotici per il bestiame
  • Un focus sulle risorse rinnovabili, la conservazione del suolo e dell’acqua e le pratiche di gestione che mantengono e migliorano l’equilibrio ecologico e la qualità del suolo, misurata in: struttura, materia organica totale del suolo e attività biologica
  • Un aumento della biodiversità sia del sistema agricolo stesso sia nell’ambiente circostante
  • Uso di colture di copertura e concimi verdi in uno schema di rotazione delle colture che ricicla i nutrienti, costruisce la qualità del suolo e interrompe i cicli dei parassiti
  • Uso di prodotti biologici consentiti per il controllo di quei problemi non gestiti dai sistemi culturali di cui sopra. Un sistema di produzione gestito in conformità alle Norme del Biologico, e che risponde alle condizioni specifiche del sito, integrando pratiche culturali, biologiche e meccaniche che promuovono il ciclo delle risorse, promuovono l’equilibrio ecologico e preservano la biodiversità.

Un AgroEcosistema autosufficiente

L’agricoltura biologica non è semplicemente la sostituzione con mezzi tecnici di produzione approvati nel bio. È invece un cambio di approccio, da quello “di sostituzione di mezzi tecnici” non ammessi con quelli ammessi, ad uno “di processo” per creare un sistema equilibrato di interazioni tra piante e animali e ambiente.

Una volta che è operativo, il sistema acquisisce la propria “dinamica biologica”.

Si inizia a fare affidamento sulle risorse naturali aziendali e sull’ esperienza dell’agricoltore e meno su input ed esperti esterni. L’agricoltore biologico, può essere quindi:

  • Più autosufficiente
  • Meno dipendente dagli input acquistati (che tendono a diventare più costosi con l’aumento del prezzo del petrolio)
  • Pagato per quello che sa e per il proprio Lavoro
  • attore di un’attività a misura di comunità
  • attore di un’impresa complessa incentrata sul miglioramento della salute ambientale e umana e sulla sostenibilità a lungo termine.

Gestione Parassiti, Malattie e Infestanti
Le tecniche di agricoltura biologica “rompono i cicli” di parassiti e malattie intervallando gli appezzamenti di colture e non piantando la stessa coltura anno dopo anno sullo stesso pezzo di terra, ma invece ruotandoli. La maggior parte degli insetti sono in realtà benefici. Piante diverse attirano insetti diversi e ognuna, a sua volta, ha il proprio cibo preferito. Gli insetti benefici predano i parassiti che si cibano dei nostri raccolti. Questo è un altro modo in cui la diversità incoraggia un sistema sano e resiliente: l’equilibrio cambia a favore dell’agricoltore quando incoraggia la varietà di specie (Biodiversità) piuttosto che sconvolgere l’equilibrio dell’agroecosistema per eliminare gli insetti dannosi con sostanze chimiche che uccidono al contempo i parassiti e predatori dei fitofagi, per noi benefici.

La diversità delle colture riduce anche i rischi finanziari evitando lo scenario “tutte le uova in un paniere”. Uno dei grandi cambiamenti mentali necessari per effettuare il passaggio alla produzione biologica è il modo in cui pensi alle infestanti nella tua fattoria. Mentre gli agricoltori biologici intervistati elencano costantemente le infestanti come una delle loro maggiori sfide, sappiamo da varie ricerche che le piante coltivate tollereranno un certo livello di pressione dalle erbe spontanee prima che le rese siano influenzate negativamente. Le erbe spontanee possono anche avere alcune qualità benefiche: aggiungono materia organica al suolo quando vengono girate sotto, mantengono il terreno coperto e contribuiscono alla ricchezza della rizosfera, o zona radicale, dove si svolge un’abbondanza di attività microbica benefica. Troppe erbe” infestanti”, ovviamente, possono soffocare le piante coltivate, impoverendole di acqua, sostanze nutritive, luce solare e spazio. È importante gestire le erbe spontanee o malerbe mediante lavorazione o falciatura prima che vadano a seme.

Non bisogna guardare all’agricoltura biologica come a un ritorno a vecchi metodi prima dell’uso della chimica, molti dei quali non erano sostenibili. Quello che viene fatto è concentrarci sulla comprensione dell’intero sistema e avere una rotazione che permetta la gestione delle infestanti e dei parassiti ed una produzione di colture di qualità.

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