Prove di confettatura e inoculo in leguminose foraggere per una zootecnia più sostenibile

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Giada Guarnieri1, Alessandro Zatta2, Fabrizio Ruozzi2, Gea Guarnieri1, Roberto Davolio2, Maria Teresa Pacchioli2.

1 Continental semences S.p.A., Via Monzato, 9 – 43029 Traversetolo (PR) ITALY

2 CRPA -Centro Ricerche Produzioni Animali Soc.cons.p.A, V.le Timavo 43/2 – 42121 Reggio Emilia (RE), ITALY

La rivoluzione verde, attraverso il miglioramento genetico e lo sviluppo di concimi di sintesi, ha portato ad un significativo aumento della produttività agricola consentendo non solo di migliorare la dieta ma anche di sfamare fasce di popolazione sempre più ampie. Purtroppo, l’agricoltura intensiva ha contestualmente portato ad un progressivo impoverimento dei suoli che associato ai cambiamenti climatici sta mettendo a dura prova le capacità produttive delle aziende agricole. L’Unione Europea, attraverso la nuova programmazione della Politica Agricola Comunitaria (PAC), sta cercando d’invertire la rotta promuovendo pratiche più sostenibili e favorendo non solo la biodiversità (incentivando le rotazioni) ma anche la tutela del suolo e delle acque. Le leguminose rivestono un ruolo chiave nell’applicazione delle buone pratiche agronomiche, i Infatti, grazie alla simbiosi con batteri azotofissatori generalmente presenti nel terreno, non necessitano di concimazione azotata. I batteri azoto fissatori, inoltre, oltre a fissare l’azoto atmosferico in ammonica, producono anche sostanze con azione biostimolante e fitormonale che stimolano la crescita della pianta. Tra i più diffusi e conosciuti per le colture in aree temperate vi sono il Rhizobium leguminosarum, simbionte di specie come il trifoglio e le fave e il Sinorhizobium meliloti, simbionte dell’erba medica (Vaccaro et al., 2023). Non sempre però i microrganismi presenti nel terreno riescono ad instaurare una simbiosi efficiente, sia con specie storicamente presenti nelle rotazioni colturali ma anche e soprattutto con specie di nuovo inserimento. Attualmente esistono in commercio diversi prodotti a base di microrganismi azotofissatori detti anche biofertilizzanti che mirano a stimolare le simbiosi per ridurre l’utilizzo di fertilizzanti chimici. Chiaramente tali potenzialità sono in prevalenza sfruttate dalle leguminose. 

In seguito alla rapida evoluzione che stiamo assistendo nell’utilizzo dei biofertilizzanti Continental semences S.p.A. ha messo a punto un processo di confettatura delle sementi comprensiva di rizobi specie specifici per alcune leguminose foraggere ed ha partecipato al bando PSR 2024-2020 della regione Emilia-Romagna sulla misura 16.2.01 Focus Area 3A – Supporto per progetti pilota e per lo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie nel settore agricolo e agroindustriale.

Il progetto aveva come obiettivo la valutazione produttiva e nutrizionale di leguminose foraggere da utilizzare in agricoltura biologica, integrata e in rotazioni colturali sostenibili ai fini della PAC 2023-2027 ed è articolato in 3 azioni. La prima azione consisteva in uno studio in ambiente controllato di 7 foraggere (medica, ginestrino, lupinella, sulla, trifoglio ibrido, trifoglio repens e trifoglio pratense), inoculate con batteri azotofissatori: la seconda azione ha previsto l’allestimento di una prova in campo con semina parcellare su un disegno sperimentale a blocchi randomizzati con 4 repliche mentre nella terza, un tavolo di discussione per la  valutazione dei risultati ai fini della formulazione di indicazioni utili all’uso delle leguminose foraggere in rotazioni colturali per la produzione biologica e integrata e ammissibili a contributo per la PAC 2023-2027, ha visto coinvolti alcuni tra i principali stakeholder. CRPA è stato il partner scientifico del progetto ed ha coordinato l’azione 1, svolto l’azione 2 e partecipato all’azione 3.

Il progetto s’è concluso a fine marzo ’24 ed ha prodotto risultati interessanti. Dalla prova in vaso fatta con terreno prelevato da un’azienda biologica (azione 1), in cui sono state confrontate 3 tesi (seme inoculato con rizobio e protetto con coating a base di prodotti naturali, seme non inoculato ma ricoperto con il medesimo coating e seme non inoculato e non protetto), è emerso che le piante sviluppate da seme inoculato hanno avuto un maggiore sviluppo sia fogliare che radicale così come alcuni parametri fisiologici (per esempio NDVI, PRI e indice Spad) hanno mostrato una maggiore efficienza soprattutto in sulla, trifoglio pratense e nella varietà di erba medica Emiliana.

Nelle prove di campo (azione 2) il seme nudo (senza coating e inoculo) è stato seminato sia alla dose massima che alla dose minima come da indicazioni del catalogo, mentre il seme inoculato e con coating e seme solo con coating sono stati seminati alla dose minima. La prova sperimentale è stata seminata il 29 settembre ’22 presso l’azienda sperimentale del CREA a San Cesario sul Panaro (MO). L’emergenza purtroppo non è stata ottimale a causa della totale assenza di precipitazioni fino ai primi di dicembre, dopodiché, grazie anche alle temperature miti di dicembre e gennaio, la coltura è riuscita ad affrancarsi consentendo un buon sviluppo vegetativo in primavera. Le raccolte sono state fatte quando le piante erano a inizio-piena fioritura. Le specie più precoci sono state sulla e lupinella (primo taglio il 9 maggio), mentre i trifogli sono stati i più tardivi (primo taglio il 16 giugno). L’erba medica è stata la specie con maggiore capacità di ricaccio con 5 tagli durante tutta la stagione vegetativa, mentre il trifoglio repens e ibrido quelli con la minore capacità (solo 2 tagli).

L’erba medica è stata la specie più produttiva (in media sopra le 9 t/ha di sostanza secca) con la varietà Gea che ha superato le 9,8 t/ha sempre di sostanza secca. Interessanti sono state anche le rese di lupinella e trifoglio pratense (sopra le 8,8 t/ha di sostanza secca), nonché di sulla e ginestrino entrambe sopra le 7 t/ha di sostanza secca (figura 1).

Confrontando anche le produzioni in base a densità di semina e trattamento del seme è emerso come la densità maggiore abbia prodotto di più rispetto alla dose minima. E questo era un dato atteso anche perché le produttività sono riferite al primo anno e sicuramente il maggior numero di piante ha favorito una maggiore produttività. Il dato interessante è che in media le tesi con seme inoculato e con coating hanno prodotto meno rispetto alla densità massima ma di più rispetto alla densità minima senza alcun tipo di trattamento. Ricordiamo infatti che il seme inoculato è stato seminato alla dose minima. Questo andamento è stato un po’ più marcato su sulla, trifoglio pratense e lupinella.

La biomassa prodotta è stata caratterizzata anche dal punto di vista qualitativo, in particolare per il contenuto proteico. È emerso che la specie con il maggior contenuto proteico è stata il trifoglio ibrido (20,8%) seguita dalla medica (20,5% e dal trifoglio repens (19,5%). Anche il ginestrino ha mostrato una buona qualità (18,4%), mentre lupinella (17,1%) e sulla (16,9%) sono state le specie con il minor contenuto proteico.

Nel complesso specie storicamente non coltivate nell’areale modenese come sulla e lupinella hanno mostrato una buona adattabilità con buone produzioni di biomassa e una discreta qualità. La medica s’è confermata un’ottima specie per la produzione di foraggio di qualità, così come il ginestrino che ha associato buone produzioni con una buona qualità. Il trattamento del seme con inoculo e coating sembra avere un effetto positivo in termini di produzione di biomassa, ma occorrono maggiori approfondimenti, soprattutto quando le colture si stabilizzeranno nel secondo e terzo anno.

Tabella 1: elenco delle specie e varietà utilizzate nelle prove sperimentali

Specievarietà
Erba medicaDimitra
Erba medicaEmiliana
Erba medicaGea
Lupinella 
Trifoglio pratenseUno
Trifoglio ibridoTiggea
Trifoglio repensSimone
Sulla Corona
GinestrinoGiada

Figura 1: produzione di sostanza secca (t/ha) delle varietà testate presso l’azienda CREA di San Cesario sul Panaro (MO).

Bibliografia

F. Vaccaro, L. Cangioli, A. Mengoni, C. Fagorzi. Capitolo 9: Miglioramento del microbioma simbionte delle leguminose. In MICROBIOMA One Health: dal suolo al benessere dell’Uomo a cura di V.M. Sellitto, Edagricole, 2023. ISBN 978-88-506-5653-0.

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