ROTAZIONI COLTURALI

La rotazione delle colture è fra le  pratiche centrali del metodo di agricoltura biologica, e consiste  nel coltivare diverse colture in sequenza sullo stesso appezzamento di terreno per migliorare la salute del suolo, ottimizzare i nutrienti nel terreno, combattere la pressione dei parassiti e degli infestanti ed aumentare la biodiversità.

Ad esempio, dopo la coltivazione di un cereale, che consuma molto azoto, si può far succedere una leguminosa, che restituisce azoto al terreno.

Una semplice rotazione potrebbe coinvolgere due o tre colture e rotazioni complesse potrebbero incorporarne una dozzina o più.

Piante diverse hanno esigenze nutrizionali diverse e sono suscettibili a diversi agenti patogeni e parassiti.

Se un agricoltore pianta esattamente lo stesso raccolto nello stesso appezzamento ogni anno, come è comune nell’agricoltura convenzionale, estrae continuamente gli stessi nutrienti dal terreno. Parassiti e malattie si diffondono in modo permanente in quanto la loro fonte di cibo preferita è garantita. Con monocolture come queste, diventano necessari livelli crescenti di fertilizzanti chimici e pesticidi per mantenere alti i rendimenti e controllare insetti e malattie.

La rotazione delle colture aiuta a restituire i nutrienti al terreno senza input sintetici.

La rotazione lavora anche per interrompere i cicli di parassiti e malattie, migliorare la salute del suolo aumentando la biomassa dalle strutture radicali di diverse colture e aumentando la biodiversità nell’azienda agricola in generale. La vita nel suolo viene incrementata in quantità e varietà e anche gli insetti beneficiano e gli impollinatori di conseguenza aumentano.

Cosa prevede la norma:

Le rotazioni sono trattate nel’art.4 dal recente Decreto Ministeriale n. 229771 del 20 maggio 2022 in attuazione del regolamento (UE) 2018/848 sulle produzioni biologiche. Attraverso la rotazione si ottiene il mantenimento e il potenziamento della fertilità del suolo e la tutela della salute delle piante.

In generale si dispone che le colture seminative, orticole non specializzate e specializzate in pieno campo, possano tornare sullo stesso appezzamento dopo almeno due cicli di colture principali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa, coltura da sovescio o maggese. Quest’ultimo con una permanenza sul terreno non inferiore a 6 mesi.

Sono però previste le seguenti deroghe:

  • Un cereale autunno-vernino può succedere a sé stesso o ad un altro cereale autunno-vernino per un massimo di due cicli colturali, che devono essere seguiti da almeno due cicli di colture principali di specie differenti, almeno uno dei quali destinato a leguminosa, coltura da sovescio o maggese. Quest’ultimo con una permanenza sul terreno non inferiore a 6 mesi;
  • Il riso può succedere a sé stesso per un massimo di tre cicli seguiti almeno da due cicli di colture principali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa;
  • Gli ortaggi a foglia a ciclo breve possono succedere a loro stessi al massimo per tre cicli consecutivi. Successivamente ai tre cicli segue almeno una coltura da radice/tubero oppure una coltura da sovescio;
  • Le colture da taglio non succedono a sé stesse. A fine ciclo colturale, della durata massima di sei mesi, la coltura da taglio è interrata e seguita da almeno una coltura da radice/tubero oppure da un sovescio.

La coltura da sovescio è considerata coltura principale quando prevede la coltivazione di una leguminosa, in purezza o in miscuglio, che permane sul terreno fino alla fase fenologica di inizio fioritura prima di essere sovesciata, e comunque occorre garantire un periodo minimo di 90 giorni tra la semina della coltura da sovescio e la semina della coltura principale successiva.

Infine, per la valutazione della conformità delle rotazioni colturali si deve tener conto dell’intero avvicendamento; sono ovviamente conformi, ed altamente miglioratrici anche le rotazioni che prevedono la presenza di una coltura erbacea poliennale, quali l’erba medica o gli erbai.

     


     

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